Non fare agli altri ciò che non vuoi sia fatto a te.. "Dona te stesso e il tuo io a Dio.. S.Padre Pio..inserisci il ns codice fiscale "...Quindi caro lettore.. VERSA il 5 x 1000 AL C.F. 97727640159. COME PREVEDE LA LEGGE.. GRAZIE 1000x5!x info: www.fondazionedonginorigoldi.it ( da MERZARIO Tel. 02 87392826 - fax 02 99980500 - cell. 3402707829) -
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Carissimo Direttore Sergio Dario Merzario!
all’Italia e agli italiani. Questo pamplet è
indirizzato alla casalinga di Voghera che non sa
che pesci prendere e a chi credere; non voglio
definire il giusto dalla sbagliato, ma chiudere i
conti con il fascismo di Mussolini, liberare gli
italiani con i fantasmi del “ventennio” per cercare
di vivere questa nostra breve ma meravigliosa
avventura sulla Terra al meglio.
Naturalmente mi prenderò delle licenze storiche
affinchè il racconto non sia noioso, lasciando
intatta la sostanza dei fatti, la maggior parte dei
fatti, sono stati presi dal quotidiano “Il Resto del
Carlino”, dagli scritti di Gabriele D’Annunzio e
Antonio Gramsci e infine dai manuali in uso nelle
scuole della Repubblica Italiana.
Come prima cosa: perché il fascismo si chiana
fascismo? Sembra uno scioglilingua, è soltanto
etimologia, cioè ricerca del significato di fascismo
nei tempi antichi.
Fascismo è una derivazione dei fasci littori del
tempo monarchico romano. Signora casalinga di
Voghera lei sicuramente avrà sentito parlare di
Romolo primo re di Roma, bene a quel tempo i re
si chiamavano Magistrati, univano nella loro
persona i poteri esecutivi (governo) legislativo
(parlamento) giuridico (tribunale), non proprio
come li intendiamo oggi ( 2018 ) però dà l’idea
del potere reale di allora e del perché esistevano
i littori ( che probabilmente era una istituzione
etrusca ). Comunque i littori sono equiparabili
agli odierni Corazzieri, la guardia del Presidente
della Repubblica Italiana, al principio, con
Romolo, erano quattro, poi via via aumentarono
senza avere un numero definito. Questi littori
portavano poggiata sulla spalla una scure fasciata
con verghe legate con quattro o cinque lacci, il
tutto chiamato Fascio. Tutto questo perché i
cittadini romani avevano il privilegio di fermare
per strada il re o il magistrato e chiedere
giustizia per un torto presunto subito, il re o il
magistrato si fermava ascoltava l’accusa sentiva
la difesa dell’accusato, interrogava i testimoni e
alla fine emetteva la sentenza, la decapitazione
per gli assassini e i traditori della Patria, le frustate
per gli altri delitti.
I littori eseguivano la sentenza ora e subito.
Questa forma di giustizia selvaggia, per i nostri
tempi 2018, era bilanciata dal fatto che i magi-
strati romani, dopo la monarchia, a seconda del-
l’importanza erano eletti direttamente dai
cittadini romani, e dato che l’elezione delle varie
magistrature era per i romani il privilegio più
ambito, gli eletti dovevano dar prova di servizio
per garantire al popolo romano pace e giustizia,
oggi, ora e subito.
Il fascismo dell’anno 1919 è stato portato avanti
dalle “camice nere”, oggi 2018 basta pronunciare
“camicia nera” che ne segue un putiferio, e c’è
qualche politico che sostiene che chiunque
pronunci “camicia nera” debba essere sottoposto
a giudizio penale e condannato, assurdo, siamo
siamo alla Santa Inquisizione.
Continuiamo col capire le camicie nere.
Il fatto tecnico di camicia nera è stato che quel
colore era di facile reperimento, e dato che in
famiglia si trovava facilmente una signora che
sapesse confezionare le camicie, ecco come di
incanto le camicie nere assursero a segno di
riconoscimento i reduci vittoriosi della Prima
Guerra Mondiale che si ritrovavano davanti alle
Prefetture per reclamare le promesse che erano
state fatte a loro negli anni bui delle trincee, di
Caporetto, del Piave e di Vittorio Veneto.
Procediamo con ordine.
Nel 1914 – 1915 in Italia c’erano italiani che
volevano restare neutrali e chi volevano entrare
in guerra contro l’Austria per completare il
Risorgimento italiano. Io non voglio entrare nella
discussione di merito, non sono in grado di farlo.
XXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXX
Carissimo Sergio, qui di seguito la continuazione
Del Fascismo, lo chiamerò FASCISMO-2
Nel 1915 in Italia c’erano sostanzialmente due
partiti, gli interventisti che volevano la guerra con-
tro l’Austria e gli antinterventisti che non la
volevano, in entrambi i casi la finalità era di
completare il risorgimento annettendo il Trentino
alto Adige e la parte orientale del Friuli, l’Istria e
la città di Fiume, tralasciando i dettagli che secondo
non interessano, il fatto principale era che i poteri
forti e l’ambiente militare presentavano l’entrata in
guerra una cosa facile ( le nuove armi e la nuova
strategia ) e cosa importante la brevità della
campagna militare era riassunta così: pochi mesi
di guerra, vittoria sicura e tutti presto a casa.
A questo punto bisogna sottolineare l’entusiasmo
dei militari di carriera, non vedevano l’ora di
marciare contro il nemico per ritornare a casa
coperti di gloria, addirittura i bersaglieri per fare
più in fretta adottarono la bicicletta, che poi si
rivelò vincente ma per tutta un’altra questione.
Nel 1915 comunque sia l’Italia entra in guerra, e
dopo pochi mesi di assalti alla baionetta nefasti per
i soldati italiani il generalissimo Cadorna dovette
affrontare un problema che dette inizio all’epopea
delle Camicie Nere.
I sergenti, sottotenenti, tenenti e capitani di
carriera furono falciati inesorabilmente dalle
mitraglie austriache, il Cadorna si trovò senza
ufficiali inferiori e sottufficiali, cosa fare?
Cadorna chiama alle armi farmacisti, notai,
professori, piccoli e grandi commerciati,
intermediari agricoli, capi bovari e mezzadri,
tutte queste persone frequentarono un corso
acellerato militare e sostituirono i graduati falciati
dalle mitraglie. Questi militari all’inizio non potero
no fare altro che eseguire alla lettera gli ordini dei
dispacci giornalieri, ma piano piano le cose
cambiarono.
Un esempio per tutti, una lettera di un alpino:
Cara moglie qui al fronte non viviamo bene
speriamo solo di vedere la prossima alba, l’altro
ieri abbiamo avuto l’ordine di attraversare il
fiume e posizionarci dietro la collina, il sergente
Piero, quello che compre il vino, a poco, di tutta la
nostra zona e lo rivende in città al doppio, ha fatto
presente al Tenente Giulio, figlio del notaio, che
pescava proprio dove dovevamo attraversare
all’improvviso i mulinelli d’acqua facevano la loro
nefasta comparsa.
Il tenente Giulio ha trascorso tutto il pomeriggio per
accertasi del fatto, e una volta sicuro, l’indomani
mattino in accordo con il capitano il dott. Mario,
dette ordine di caricare i muli, gli zaini per risalire
il fiume fino a che trovammo un guado sicuro.
Infatti a sera il porta ordini riferì che l’altra
compagnia ha perso un mulo e bagnato parte del
carico per colpa dei mulinelli apparsi all’improvviso.
Caro Sergio, il cammino delle camicie nere è
iniziato, il personale civile sottufficiali e ufficiali
inferiori iniziò a ottemperare gli ordini scritti non
alla lettera come ci si aspetta da un soldato ma
secondo la convenienza del momento, insomma prendono coscienza di se stessi e del momento che vivono.
Adesso esaminiamo Caporetto, la guerra si
trascinava stancamente con assalti inconcludenti
da ambo le parti, intanto in Russia i tedeschi e i russi
giungono ad un cessate il fuoco complice la
rivoluzione di ottobre con l’assalto al palazzo dello
Zar, le divisioni tedesche impiegate in Russia
vengono spostate sul fronte italiano giudicato
dallo stato maggiore tedesco il più facile da
sfondare per poi prendere alle spalle le linee francesi
e presentarsi al tavolo della pace da una posizione
di forza, i tedeschi sapevano che la guerra era
quasi perduta.
A questa fotografia della realtà bisogna aggiungere
il fatto che in tutte le guerre i comandanti hanno
cercato di sapere in anticipo le mosse del nemico
attra verso le spie le quali erano ben pagate, nella
vicenda di Caporetto le spie e i dispacci intercettati
furono decisivi; il Cadorna era stato ben informato
che le divisioni tedesche dalla Russia si avvicinavano
alla zona orientale italiana, però forse per mancanza
di mazzi di carte i dispacci informativi furono usati
per, come succedaneo, giocare a carte, insomma
furono letti e considerati poco attendibili.
Chiaramente le nostre linee avevano sì le sentinelle
ma queste non erano al massimo dell’allerta, per
questo motivo le divisioni tedesche trovarono poca
resistenza, inoltre bisogna sottolineare che
l’esperienza maturata in Russia faceva dei tedeschi
una formidabile macchina da guerra.
I tedeschi sfondarono le linee italiane e costrinsero
i nostri alla ritirata, gli italiani si attestarono sulla
riva destra del Piave, e qui avvenne qualcosa che
trascende le vicende puramente militari e irrompe
l’umanità dell’uomo che in quel momento è un
soldato. Gli alpini della Julia sempre più
insistentemente vengono a sapere delle scorrerie
dei tedeschi e ciascuno di loro pensa subito alla
sua baita, al suo campo, alla sua famiglia, al suo
buccino; questi pensieri lo tormentano ogni ora
di più, ed ecco che gli alpini della Taurinense si
offrono di menare le mani, insomma la Julia indica
la strada da percorrere e la Taurinense avrebbe
liberato la terra italiana dai tedeschi.
Questo fu possibile da due fatti importanti anche se
questi fatti sono slegati l’uno dall’altro, ad essi se ne
aggiungerà un altro fornito dai bersaglieri.
Primo fatto, il generalissimo Cadorna fu spostato
finalmente ad altro incarico, il subentrante Diaz
lascio una certa autonomia di azione ai comandanti
sul campo.
Secondo fatto, anche i tedeschi avevano le loro spie,
queste riportarono a loro i dispacci che stabilivano
che il reparto A doveva posizionarsi nella zona X1,
il reparto B nella zona Y2, e così via,
conseguentemente i tedeschi sulla riva sinistra del
Piave cannoneggiarono le zone indicate dai dispacci
intercettate o fornite dalle spie.
Invece i comandanti italiani per un motivo o per
un altro non si posizionarono secondo gli ordini
ricevuti ma secondo la convenienza del momento.
Terzo fatto, i bersaglieri ciclisti nella fretta
abbandonarono le biciclette per attraversare il
Piave e salvarsi la vita, quest’affronto non lo
digerirono, i bersaglieri si ricordarono che
sapevano correre e vollero dimostrare di esserne
ancora capaci.
Tutti questi fatti uniti insieme permisero agli
alpini unitamente ai bersaglieri di ripassare il Piave
e piombare sui tedeschi, i quali alla vista degli
italiani non credevano ai loro occhi, come noi
abbiamo bombardato con coscienza calvinista i
vostri accampamenti come dai bollettini firmati
da Diaz e voi siete qui?
Gli ufficiali tedeschi ordinarono la ritirata per
mancanza di munizioni e di viveri per evitare una inutile carneficina. Inoltre il Diaz fece circolare la
voce che finita la guerra i reduci avrebbero avuto
un lavoro dignitoso bastante per se stessi e la
propria famiglia.
A guerra finita con la vittoria degli italiani e gli
alleati arriva un’altra grana, il presidente degli USA
Roosvelt ( mi pare ) attraverso un suo ragionamento
decide che la città di Fiume e l’Istria deve andare alla
nascente Jugoslavia, apriti cielo D’Annunzio denuncia
“la vittoria mutilata” e con i reduci marcia su Fiume e
per mesi spera che lo stato italiano sostenga la sua
impresa, negativo il Re e il governo in carica ordinano
il rientro pena l’intervento armato dell’esercito.
A questo punto il Re Vittorio Emanuele III è in crisi,
non può dichiarare guerra agli USA e dato che è stato
lui a nominare e sostenere il generale inetto Cadorna,
doveva abdicare favore del figlio Umberto II, nominare
reggente la regina Margherita, sottolineo che la regina
è una principessa di sangue reale e le cronache della
epoca non riportano passi falsi, nominare, inoltre, il
colonnello più giovane capo di stato maggiore,
pensionando così tutti i militari più anziani.
Quanto sopra esposto doveva permettere all’Italia
e agli italiani di poter ricominciare da capo con
personaggi nuovi non compromessi con il passato, così
da essere accettati con rispetto all’estero.
La monarchia nel 1919 era accettata da una larga
maggioranza del popolo ed era garanzia di un
momento di maturità che all’Italia mancava per
essere alla pari con gli altri Stati.
All’epoca gli operai e i contadini volevano portare
in Italia la rivoluzione russa, spiegherò più in là
perchè la rivoluzione russa non era esportabile
in Italia.
Però questo fatto ha contribuito alla nascente
formazione delle camicie nere.
Mettiamo in ordine i fatti, dopo l’avventura negativa
di Fiume i reduci si riuniscono davanti alle Prefetture
per riscuotere le promesse fatte sulle trincee,
vogliono un lavoro e un corrispettivo dignitoso.
Ottengono poco o nulla, il Re sciaboletta doveva
puntellare la monarchia traballante, gli agrari
e gli industriali volevano una protezione certa
contro l’ipotesi di occupazione delle industrie e
dei campi, qui bisogna aprire una parentesi, i
Prefetti e i Commissari di Pubblica Sicurezza ( la
Polizia di Stato dell’epoca ) fino a quando
le occupazioni erano pacifiche e finalizzate a un
ritorno economico lasciavano fare, intervenivano
quando la situazione degenerava, onore ai
Commissari per la loro equidistanza, in relazione
alla possibilità di una vera rivoluzione e
conseguente deportazione al Gulag italiano Forte
delle Finestre di memoria risorgimentale del 1861.
A questo punto esce fuori con prepotenza la figura
di Mussolini che intuisce la potenzialità delle
camicie nere e diventa l’ub, il perno, del momento,
difende gli agrari e gli industriali dall’ipotetica
rivoluzione, puntella la monarchia di sciaboletta,
ridà orgoglio agli italiani demoralizzati
dall’avventura negativa di Fiume. Ciascuno degli
attori pensa che una volta domata la nascente
rivoluzione si possa fare a meno dell’altro.
Così non fu perché ci sono sempre dettagli
apparentemente inocui ma che si ingrandiscono
a dismisura man mano che passa il tempo.
Primo dettaglio il re istituzionalizza Mussolini e
le camicie nere, questo fatto riconosce le promesse
fatte ai soldati del Piave, apriamo un’altra parente-
si, ( i rappresentanti della società che portò l’Italia
a Caporetto era formata da Ufficiali incapaci di
cogliere le trasformazioni della realtà. In altre
parole per loro la realtà non cambiava rimaneva
uguale a se stessa fino alla fine dei tempi, poi
aggiungiamo i giornalisti asserviti al potere
[ succede ancora oggi 2018 ], fratelli e nipoti di
nobili decaduti e senza rendite, di Cardinali,
Vescovi e infine dei figli illegittimi del clero
diocesano, tutte queste persone fin da piccoli
inseguivano un posto al sole e quando si accorsero
che le camicie nere avevano assicurato un introito
economico sicuro e con poca fatica si intrupparono
qualcuno un po’ prima della marcia su Roma,
anche perché Mussolini aveva bisogno di nuove
leve per presidiare tutte le città piccole e grandi,
persone affidabili e ben viste dagli agrari dagli
industriali e dal Vaticano e con l’innesto di
queste persone le camicie nere perdono la
ragione sociale, del loro esistere, la promessa
di un lavoro ben retribuito è stata esaudita, che
però non aveva nulla di dignitoso, perché
riportava l’Italia al feudalesimo, tutte le persone
quando nascevano erano inquadrate in una casella
secondo la posizione sociale dei genitori e da lì non
potevano muoversi facilmente a meno che non
aderivano alle camicie nere.)
Il Re, sciaboletta, pensava che una volta puntellata
la monarchia nel Paese avrebbe trovato un garbuglio
per liberarsi di Mussolini.
Mussolini, invece, ha finalmente raggiunto il suo
sogno, da bravo arruffa popolo con parlantina
sciolta riusciva ad avere per se quasi tutto il popolo
con poche eccezioni, notevole è il rifacimento del
PNF partito nazional fascista, ricomposto in per
necessità familiari, cioè per trovare un posto di
lavoro era necessario avere la tessera del PNF.
Le camicie nere erano sostanzialmente divise in
due parti, la parte facente capo ai reduci del 1918,
e dell’avventura di Fiume sono persone coscienti
di se stessi e capaci di valutare la realtà per quella
che è, e gli avventurieri dal 1922 in poi che
cercavano solo un posto al sole, comunque le camicie
nere erano consapevoli che servivano al governo, al
Re, agli industriali e agli agrari per fare il lavoro
sporco e inconfessabile. Più volte Mussolini cercò
di sciogliere le camicie nere, anche lui in qualche
modo ne era prigioniero, ma ormai dopo il 1923
le camicie nere erano uno stato nello stato.
Ora veniamo a Giacomo Matteotti.
L’Italia e gli italiani devono a Matteotti gli onori a
un maestro di democrazia e di vita. Detto questo
a mio modesto avviso cercherò di spiegare perché
Matteotti negli anni ’20 non venne percepito come
una guida ma anzi venne barbaramente ucciso.
All’epoca la stragrande maggioranza degli italiani
avevano il problema di mettere insieme pranzo e
cena, gli zappatori chiamati a giornata alla sera
ricevuto il compenso dovevano comprare il
pane e l’olio portarlo a casa e sfamare la famiglia,
e se gli passava per la mente di comprare un
giornale per sapere di Matteotti rimaneva
il problema che non sapeva leggere. Insomma
le idee, giustissime, di Matteotti rimanevano in
un luminoso limbo senza essere recepite dal
popolo bisognoso. Matteotti morì e quel poco
di clamore dei giorni successivi piano piano
finì, dobbiamo ricordare che all’epoca non c’era
la TV, c’era la radio la quale trasmetteva il
cosiddetto comunicato con le notizie del giorno,
però la radio era controllata dal governo e il cerchio
si chiude. Per onore di verità oggi, 2018, dobbiamo
continuare a ricordare Matteotti per non
dimenticarci il valore della libertà.
Adesso devo illustrare le idee di un altro attore di
quei tempi: Antonio Gramsci.
Quando si parla di Antonio Gramsci, in Italia, si parla
del biennio rosso 1920-22, nel senso che i comunisti
italiani guidati da Gramsci hanno tentato di importa-
re la rivoluzione bolscevica dalla Russia in Italia.
Quanto sopra è vero, ma fino a un certo punto,
perché dalle pagine “Le lettere del carcere” di
Gramsci emerge altra cosa, che stranamente in
Italia viene rimossa e che all’estero viene
approfondita.
Per ragioni per ragioni di estetica e di
ragionevole lettura, insomma per non annoiare
il lettore mi prendo licenze storiche a piene mani,
anche per evitare accuse di fascismo o di
antifascismo.
Gramsci e i comunisti volevano importare la
rivoluzione bolscevica semplicemente imitando
gli scioperi industriali e le occupazioni delle terre.
Nulla di più infausto. Per iniziare si deve
sottolineare il fatto che in Italia non c’erano le
“ Anime morte” di Gogol, scrittore russo, cosa
significa: in Russiai proprietari terrieri
aristocratici e no, risiedevano a Mosca e la
loro preoccupazione era di riscuotere la rendita
dei loro terreni dai loro amministratori per
condurre una vita agiata e significativa a Mosca,
città che bene o male aveva vivace e di levatura
europea, Mosca non aveva nulla da invidiare a
Parigi, a Berlino, a Londra. Gramsci non si
capacitava a non vedere la rivoluzione in Italia,
ecco che ebbe un’idea si reca a Mosca da Lenin
per avere i giusti lumi e una cospicua sovvenzione.
Lenin lo accoglie fraternamente e all’udienza
concessa,( io non c’ero però da qualche parola
rubata qui e là, viene fuori questo): Caro Totonno
Gramsci la rivoluzione non è soltanto sciopero e
occupazione, Totonno in Italia gli industriali
vivono a pochi chilometri dalla loro industria,
gli agrari quando è autunno prendono in mano
un pugno di terra ne aspirano l’umore e decidono
quanto letame ci vuole e dove metterlo, quando
la brezza di giugno accarezza le spighe di grano
prendono un pugno di spighe e pensano con
queste possiamo ricavarci un pane per due persone
a mezzogiorno, poi prendono una bracciata di
spighe e pensano con queste ci facciamo le tagliatelle
per tutta la famiglia, e pensieri simili le facevano
anche gli industriali.
Gli industriali e gli agrari italiani erano sempre in
prima fila a difendere le loro proprietà costi quello
che costi, a differenza dei proprietari russi che non
sapevano dove si trovavano le loro proprietà.
Vedi Antonio la rivoluzione operaia e contadina
si può fare in Italia ma non copiando quella
bolscevica russa. Antonio lo sbaglio che avete fatto
è quello di lasciare il sindacalista arruffa popolo
Benito Mussolini alla controparte padronale,
voi comunisti italiani dovevate sostenere le
richieste dei reduci e non pensare solo al vostro
orticello. E’ vero che l’impresa di Fiume era
persa in partenza, l’Italia non poteva opporsi al
presidente USA Roosvelt, quindi quando i legionari
ritornarono a Milano a Bologna a Venezia voi
dove vate andargli incontro abbracciarli e
sostenere la loro giusta richiesta: il lavoro dignitoso
promesso nelle trincee da Caporetto a Vittorio
Veneto, promessa che i promettenti non mantennero
nell’immediato, ma che piano piano riuscirono ad
esaudire contrapponendo le camicie nere agli operai
e contadini.
Totonno Gramsci io Lenin ti raddoppio la
sovvenzione, ritorna in Italia e costruisci una
opposizione all’italiana.
Gramsci ritorna in Italia e presto viene imprigionato,
però dal carcere riesce a fotografare scrivendo la
situazione italiana: gli operai e i contadini hanno
diritti e doveri diversi dagli altri ceti, insomma al
99% sono i nuovi servi della gleba, però se accettano
la loro condizione sono ben trattati e possono
sperare sia di un miglioramento delle loro
condizioni ma anche e soprattutto per i loro figli,
ma quei servi della gleba che pretendono gli
stessi diritti della media e grande borghesia e del
clero, specialmente quello diocesano, si scontrano
con le camicie nere ricevendo olio di ricino
e manganellate, e se non basta carcere ed esilio.
Per finire il discorso su Gramsci vorrei riassumere
“ Le lettere dal carcere” con una ipotetica lettere che
Gramsci avrebbe potuto scrivere a Mussolini, questa
lettera non fu mai scritta ma è il riassunto del
riassunto del riassunto del rapporto fra Gramsci
e Mussolini.
A sua Eccellenza il Primo Ministro Onorevole Benito
Mussolini, egregio Mussolini noi comunisti italiani ci
rivolgiamo a Lei per sottoporle una richiesta per
riappacificare gli italiani tutti sotto la Sua
illuminata guida, noi comunisti italiani siamo
disposti ad accettare le Sue innovazioni in
campo economico-politico-culturale purchè Lei
sciolga le Camicie Nere e promuava nuove
elezioni entro un anno, questa volta i seggi elettorali
devono essere presidiati dalla Polizia, dai Carabinieri,
e se non basta dall’esercito.
Naturalmente Mussolini non poteva esaudire questa
richiesta, ormai Mussolini è prigioniero di sé stesso
del Re, e delle Camicie Nere che ATTENZIONE non
so no più solo i reduci di Caporetto e Vittorio
Veneto, ormai sono inquinate dai nuovi iscritti,
persone in cerca di un posto al sole senz’anima né
cervello, queste persone imitano malamente
Mussolini, il quale fa quello che sa fare: arruffa
popolo, Mussolini si rende conto delle richieste
del popolo affamato e con discorsi affascinanti,
convencenti e coreografici parla e parla facendo
intravedere luminosi traguardi che in effetti ha
costruito solo in piccola parte e per pochi, questi
traguardi li espone per tutti, e il popolo applaude
convinto che il benessere sia a portata di mano,
per farla breve sia Mussolini che il Popolo si
illudono che i discorsi siano veri. Non sapremo
mai se Mussolini credeva in ciò che diceva, la realtà
della Seconda Guerra Mondiale fu peggio di quella
esposta dai generali che conoscevano le condizioni
dell’esercito italiano in rapporto a quello degli altri
stati belligeranti, e fu la catastrofe.
Per finire voglio esporre la mia personale idea sul
fascismo: noi italiani abbiamo la Legge Scelba che
individua il reato di ricostruzione del Partito
Fascista quando in un momento di discussione
politica siano esposti simboli che riconducano
al fascismo degli anni ’20 ’30 e ’40 ( Mussolini
decideva per filo e per segno cosa doveva fare e
dire una persona nelle 24 ore del giorno, che
poteva anche andare bene ma il guaio era che non
si poteva cambiare niente nei secoli dei secoli
con la benedizione della Chiesa, in particolare
quella diocesana, è qui il reato di fascismo: la
LEGGE che governava bene una realtà di un
determinato anno o periodo necessariamente era
dannosa se la realtà cambia, conseguentemente
la LEGGE doveva cambiare per recepire la nuova
realtà, un po’ come il paniere dell’Istat che fa
entrare i nuovi prodotti che diventano necessari
al buon vivere e toglie quei prodotti che sono sempre
utili ma non più necessari al buon vivere, e da questi
prodotti trae l’inflazione che determina l’aumento dei
salari e delle pensioni. Spero di essere stato chiaro. E
per essere sinceri non è farina del mio sacco, è solo
che è qualcosa di migliaia di anni fa e che io l’ho
aggiustata ad oggi.
Vorrei dare un giudizio su Mussolini, anzi sono due
uno positivo e uno negativo.
Mussolini dalla fine dell’800 al 1918 fa quello che sa
fare: il sindacalista. Il suo bel parlare costringe gli
italiani a prendere coscienza di sé stessi, e cercare
una nuova realtà. Il negativo dopo il 1919 Mussolini
si accorge che qualunque cosa dica viene presa sul
serio dalla maggioranza degli italiani e pian piano
da sindacalista diventa statista. Mussolini non ha
il corsus onorus per occupare il posto di capo del
governo, lui è un maestro elementare, il governo
è un’altra questione. Però ha occupato una casella
che altre persone volevano occupare senza riuscirci.
Conclusione noi italiani abbiamo l’obbligo di
ricordare Mussolini con riferimento alla LEGGE che
deve cambiare ogni volta che la realtà e cui la
LEGGE fa riferimento per governarla ( la realtà )
cambia, sia in modo lieve sia in modo consistente.
A questo proposito sottolineo che la nostra
Costituzione è rigida, cioè non la si può cambiare
con una semplice legge ordinaria ( maggioranza al
51%) ma secondo un percorso stabilito dalla
stessa Costituzione, e che alla fine del percorso
Parlamentare si può chiedere, se è il caso, un
Referendum confermativo chiamando il popolo
italiano alle urne.
Carissimo Sergio ancora una cosa e poi lo scritto
è finito: come sai io sono un vecchio pensionato e
spesso e volentieri vado all’edicola di via Forze
Armate di Milano per comprare un quotidiano
fresco di stampa intonso, per l’occasione scambio
qualche frase di circostanza sia con l’edicolante che
con qualche pensionato che staziona lì davanti
all’edicola magari seduto sulla panchina proprio a
qualche metro, e la discussione volge sul fatto che
i padroni dei cani lasciano scorazzare libero il loro
amico, ciclisti che sembrano centauri sfrecciare sui
marciapiedi, ricordini che lasciano i cani mentre i
loro padroni fischiettano guardando il paesaggio e
altre amenità del momento, a questo punto
invariabilmente un pensionato esclama” queste cose
al tempo del Duce non sarebbero state tollerate, ah
se per qualche tempo ritornasse il Duce”.
Io rabbrividisco per queste frasi, però la realtà è
questa, i governanti di Milano cosa fanno?
Le anime candide sottolineano che comunque e a
prescindere il Duce ha comunque e sempre
sbagliato, non è vero a mio parere, perché quando
Mussolini ha fatto il sindacalista, la sua qualità
Migliore ha agito bene, Mussolini è ricordato per
aver esteso l’istruzione, almeno elementare, a
tutti, ha istituito le colonie estive, la ginnastica
obbligatoria, ha iniziato a mettere da parte le
marchette ( una specie di francobollo da incollare
sopra una “libretta” che quando piena doveva
essere consegnata all’INPS) che concorrevano
per ricevere la pensione arrivati ad una certa età
decisa in base alla realtà del momento.
Nei casi sopra esposti Mussolini si è comportato
da sindacalista, il suo cavallo da battaglia, lui ha
raccolto le aspirazioni dei servi della gleba le ha
presentate agli industriali e agli agrari, i quali le
hanno prese in considerazioni e pian piano le
hanno attuate, non perché erano benefattori ma
perché l’istruzione, la salute, la tranquillità
economica della terza età, consentiva un vantaggio
sia per l’industria che per l’agricoltura.
Però quando Mussolini vestiva i panni dello statista
e si confrontava con i capi di stato esteri non aveva
da attingere da nessuna parte, non ha il cursus
honorum necessario, lui era e rimane un
sindacalista, un arruffa popolo, un attizza fuoco,
un personaggio che sapeva trovare le parole giuste
affinchè la singola persone e il popolo intero
prendevano coscienza di sé stesso e insieme , popolo
e Mussolini, avrebbero percorso la strada che lui
aveva illustrato.(ieri... oggi è il 19 maggio 2018)
Oggi 27 febbraio 2018 inizio, come promesso, un pamplet semiserio ma mica tanto inteso a chiarire
> che tanti guai provoca (.. segue su www.acraccademia.it)
- ciao ci mandate le poesie x l'Oscar? .. a presto da http://www.acraccademia.it/Il%20Civennese%20pag%201.html
mercoledì 14 settembre 2011
Per i giovani iscritti tre nuovi progetti: Village, Festival e Tour
AREA SANREMO si arricchisce di 3 nuove iniziative collaterali dedicate ai talenti che parteciperanno all’edizione 2011 dell’unico concorso che porta i giovani al Festival di Sanremo.
Agli artisti emergenti che si iscriveranno entro il 16 settembre, scaricando il bando dal sito ufficiale www.area-sanremo.it e inviando la domanda e il materiale richiesto, sono riservati tre nuovi progetti: AREA SANREMO VILLAGE, AREA SANREMO FESTIVAL e AREA SANREMO TOUR.
"Il giorno della conferenza stampa di presentazione avvenuta a Milano - afferma Giorgio Giuffra Presidente del Comitato Organizzatore di Area Sanremo - ho dichiarato che avremmo arricchito di ulteriori iniziative il format di Area Sanremo. Oggi con estrema soddisfazione annuncio che a partire da quest'anno, allestiremo uno spazio dove permettere ai nostri iscritti di esibirsi gratuitamente. Ciò avverrà sia in occasione dei corsi di base, sia durante la settimana festivaliera. Come se non bastasse nella prossima primavera organizzeremo un Tour, con protagonisti i 50 finalisti del nostro concorso, con diverse tappe nelle più importanti città italiane. Insomma stiamo facendo tutti gli sforzi necessari, affinché i ragazzi abbiano svariate opportunità”.
Area Sanremo VILLAGE
Durante lo svolgimento dei Corsi di Base, in programma a Sanremo dal 1° al 7 ottobre 2011, tutti gli iscritti a SanremoLab e SanremoDoc avranno a disposizione dopo le lezioni l’Area Sanremo Village: un luogo di aggregazione per i musicisti emergenti che partecipano al concorso. Alla presenza dei docenti, dei giornalisti e dell’organizzazione potranno dar vita a speciali jam session e a personali show case, per confrontarsi avere consigli e critiche costruttive sul loro percorso artistico. Radio Italia, radio ufficiale di Area Sanremo, sarà ospite del Village con interviste e collegamenti in diretta e in differita su alcuni momenti musicali
Area Sanremo FESTIVAL
Nella settimana del 62° Festival della Canzone Italiana Area Sanremo, insieme ai suoi partner e collaboratori, sarà protagonista degli eventi collaterali alla manifestazioni. Area Sanremo sarà presente con un palco dedicato alle esibizioni degli artisti emergenti che hanno partecipato al concorso e con altre iniziative.
Area Sanremo TOUR
Sanremo Promotion ha organizzato un progetto che coinvolgerà i 50 finalisti di Area Sanremo 2011. Un Tour che porterà in diverse località italiane, nelle quali gli artisti emergenti potranno esibirsi live su un vero palco davanti a migliaia di persone.
I giovani iscritti ad AREA SANREMO parteciperanno - dopo la fase di accoglienza prevista l’1 e il 2 ottobre - alla prima sessione di lezioni dell’edizione 2011 in calendario dal 3 al 7 ottobre. Venticinque professionisti del mondo della musica, della televisione e dello spettacolo per una settimana seguiranno il percorso dei giovani artisti.
Le commissioni delle due sezioni SanremoLab (dedicata ai brani inediti in lingua italiana) e SanremoDoc (dedicata a brani inediti in lingua dialettale) sono formate rispettivamente da: Niccolò Agliardi, Beppe Carletti e Syria, presidente Mauro Ermanno Giovanardi; Massimo Morini dei Buio Pesto, Davide Van De Sfroos e Peppe Voltarelli, presidente Edoardo Bennato.
Il comitato organizzatore dell’edizione 2011 di AREA SANREMO: Giorgio Giuffra (Presidente), Donato Di Ponziano (Vice Presidente - Responsabile Promozione e Pubbliche Relazioni), Paolo Giordano (Capo Struttura), Bruno Santori (Responsabile Artistico - Musicale), Sonia Falzone (Capo Progetto).
Ai corsi di base seguiranno le prime fasi di eliminazione e dal 25 al 27 novembre i corsi di perfezionamento. A conclusione delle fasi eliminatorie le Commissioni di Area Sanremo proclameranno i Vincitori che sosterranno una audizione davanti alla Commissione RAI che sceglierà gli artisti che parteciperanno al Festival della Canzone Italiana.
Sara Alessandri
Ufficio Stampa
Sanremo Promotion S.p.A.
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